Piccadilly in Paris.

Un angolo parisien à Clairvaux

Emily in Paris Piccadilly!

Dopo aver visto la serie Emily in Paris chi non ha sognato una vita come la sua? Lo ammetto, io si.

E se vi dicessi che ho una Emily come amica?

Il suo nome è Giorgia, Giorgia Di Feo.
Ci conosciamo dai tempi del liceo: eravamo le più eccentriche e avevamo sogni diversi e forse più difficili da realizzare di quelli dei nostri compagni. Ricordo che non riuscivamo a prendere la sufficienza in matematica neanche se sommavamo i nostri voti, ma quando si trattava di materie come arte, letteratura e lingue straniere puntavamo al massimo.

Facevamo a gara a chi si tingesse i capelli dell’arancione più acceso, perché stavamo attraversando la fase di adorazione e imitazione del nostro idolo musicale di allora, (Hayley Williams, cantante dei Paramore) e sfoggiavamo dei look decisamente diversi da quelli reputati consoni all’ambiente liceale. Avevamo una personalità dirompente e non avremmo permesso a nessuno di plasmarci al serio conformismo accademico che ci è sempre stato indigesto.

Ci piaceva così tanto parlare altre lingue che volevamo quasi dimenticarci l’italiano. Abbiamo iniziato a visitare il mondo praticamente insieme e ad ogni viaggio lo stupore e l’entusiasmo erano così grandi che ci spingevano a dire:” Vorrei vivere qui”.

Un giorno Giorgia ha deciso che quella formula magica dovesse funzionare e realizzare il suo desiderio di vivere all’estero, in un luogo dove si sentisse libera di esprimersi e che non la respingesse, così si è trasferita in una della città più iconiche del mondo, dove ci avevamo già lasciato entrambe un pezzo di cuore: Parigi.

La distanza non ci ha comunque allontanate, tutt’altro, abbiamo continuato a seguirci, confrontarci e aggiornarci su tutto, come le migliori amiche fanno.

Giorgia è amante dell’arte, un’aspirante cantante e appassionata di fotografia. Durante il suo girovagare per le strade parigine è solita incontrare personaggi eccentrici che non sfuggono al suo sguardo, soprattutto all’obiettivo del suo iPhone.
Quando si reca nei musei si imbatte in turisti o semplici visitatori, individui completamente assorti nella contemplazione e immobili per così tanto tempo che sembrano essere anche loro parte integrante delle opere che ammirano. A quel punto Giorgia non resiste e cattura quelle scene in un semplice snapshot.

A lei piace trovare un angolo dal quale osservare la frenetica ma romantica vie parisienne, immortalando la genuina spontaneità del quotidiano.


Raccolti un certo numero di scatti, pensa di condividerli e dà vita al progetto HUMANS IN PARIS. Se volete saperne di più potete seguirla su Instagram e leggere la splendida ed esaustiva intervista di Jo Velvet (Giorgia Velluti) sul suo blog Je ne sais quoi (c’è la versione italiana ovviamente).

Io entro in gioco subito dopo le feste natalizie 2023. Giorgia mi contatta per dirmi che sarebbe tornata in Italia per un paio di settimane qualche mese più tardi, e anziché portarmi una cartolina o un souvenir, ha tirato fuori un’idea dalla valigia come un mago tira fuori il coniglio dal cilindro.

Pensava di presentare il suo progetto con una piccola mostra fotografica.

Conoscendo il tipo di lavoro che faccio, non ha esitato a coinvolgermi e ha voluto affidarmi la promozione e la comunicazione sui canali social di questa sorta di rampa di lancio di Humans in Paris.

Complice l’affetto nei suoi confronti, ho pensato di aiutarla anche con i preparativi, occupandomi anche della location. Le ho proposto di allestire la sua piccola mostra su un palco a lei molto caro, quello del suo esordio musicale, su cui si era esibita con la sua band “The Groots” qualche anno prima, ovvero quello del Bar Piccadilly di Chiaravalle (AN).

Le ho proposto di trasformarlo in un vero e proprio evento e allestire una sua piccola mostra fotografica su un palco a lei molto caro, quello del suo esordio musicale, dove qualche anno prima si esibì con la sua band, i The Groots: quello del Bar Piccadilly di Chiaravalle (AN).

Grazie all’estrema disponibilità e gentilezza di Giordano Canonico, proprietario e gestore del locale da ben 39 anni insieme a suo fratello Giorgio, che ci ha lasciato completa autonomia abbiamo dato vita ad un vero e proprio evento:

Si sono perfino offerti di organizzare una cena di accompagnamento alla presentazione, pensando ad un menù ad hoc con specialità tipiche francesi.

Avevamo allora deciso di trasformare parte del locale in un tipico bistrot en terrasse de la Ville Lumière, con accanto un kiosque (edicola), dove sarebbero state esposte le fotografie.

A differenza dei vernissage nelle gallerie abbiamo cambiato le regole in “Vietato NON toccare”. Una prerogativa della mostra era che fosse interattiva: le persone potevano, anzi dovevano, salire sul palco e non solo guardare, perfino toccare le fotografie, impersonificandosi turisti intenti a scegliere delle cartoline. Inoltre chi ne avesse trovata una che lo colpiva particolarmente, poteva tenersela.

Abbiamo creato anche una struttura con la cornice di una polaroid e l’abbiamo posizionata appena prima del palco, di modo che chiunque potesse farsi fotografare all’interno della scenografia e diventare protagonisti di un vero e proprio tableau vivant.

Il formato scelto da Giorgia per le sue foto è stato quello della polaroid, perché attraverso la sua semplicità e lo scatto istantaneo, cattura un nostalgico ricordo, un attimo di vita congelato non posato, ma vero e improvvisato.

Parigi è un grande palcoscenico dove ognuno può avere un ruolo, scegliendo quando essere attore e quando spettatore.

La serata è andata magnificamente, gli ospiti hanno gradito, il locale era pieno e le foto sono quasi tutte sparite. Possiamo dire di aver portato a casa un ottimo risultato.

Sono vari i motivi per cui ho scelto di impegnarmi per la riuscita di questa serata: innanzitutto per aiutare la mia amica che ha sempre fiducia in me e mi sprona a mostrare a tutti le mie capacità, ma anche per dare vita ad una serata alternativa e portare un po’ di vita anche in paesini che non hanno incredibili risorse, ma se ci si aiuta a vicenda qualcosa si può fare.

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